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L’incontro terapeutico a volte sembra situarsi in uno spazio tra la vita e il sogno, e quindi carico di possibilità, ma anche spazio delicato e ambiguo, sfuggente e suggestivo, dato che il sogno è pure parte della vita, e la vita si dichiara anche nei sogni, persino in modi ineffabili ed artistici.
Eppure è, questo, spazio di infinite modalità: pensieri allo stato nascente, emozioni variopinte, sensazioni impalpabili, impressioni e ricordi fugaci; non è più sogno ma non è ancora del tutto vita; oppure, gia’ vissuto, il sogno è pronto ad accoglierlo e rielaborarlo.
E’ un’oscillazione che da’ alla relazione il sentore di percorsi infiniti e imprevedibili che però un’anima di sogno può spingere la’ dove la saggezza cristallina dei nostri affetti può disegnare la vita dell’altro per il bene che a lui vorremmo elargire, per la serenità che vorremmo gli accadesse.
Universi si aprono nell’incontro, e stelle, galassie, buchi neri e comete di sogno; tutte le possibilità del bene e del male, della gioia e del dolore, di Eros e di Phobos, la bellezza di sogno e il terrore degli incubi peggiori in questo spazio di amore e sofferenza, di promesse e di speranze, di timori e desideri, di ignavia e meraviglia. Dove la mia a la tua lotta, il mio e il tuo bene, le mie e le tue paure, la nostra sintonia fragile troveranno alla fine un riparo di sogno e di vita, nella luce chiara delle stelle del mattino e nella speranza dolce di un nuovo giorno che si apra alla gioia e di un dolore di fuoco che si sciolga nel mare del tramonto.
(psicopatomagia della cura quotidiana pt.III, poetica della relazione)
[dedicato ad Ale che col suo sguardo d’infinito riesce a vedere il colore delle sinapsi]