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Ciao Dieguito

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Non importa ciò che Maradona, fuori dal campo, diceva o faceva, importa come avveniva tutto questo.

Lui ha rappresentato, a volte persino inconsapevolmente, molto di più del più grande calciatore di tutti i tempi; lui è stato il nuovo “eroe dei due mondi“, colui che ha ridato dignità, attraverso una palla, a due dei popoli più vessati e dimenticati che esistano: gli argentini e i napoletani.

Lui rappresentava il signor nessuno che diventava divino, senza mai una maschera, senza quei travestimenti retorici e posticci di tutti i “perbenisti” che ora lo giudicano.

Era un tossicomane? Certo, lo diceva e lo cantava lui stesso. E allora? Lo erano anche Bukowski, Prince, Jim Morrison e Jimi Hendrix, persino Marilyn Monroe e potrei continuare per un paio d’ore. Rinnegando questo, si rinnegano i più grandi geni che in ogni epoca hanno creato nell’arte, nella musica, nella letteratura, persino Caravaggio e Oscar Wilde.

Non è vero che il genio e la sregolatezza affascinano, è vero soltanto che il genio È sregolatezza, sempre e comunque. Il Genio è follia, irregolarità, imperfezione. Avete mai incontrato un impiegato delle Poste che incarnasse il Genio (con tutto il rispetto per gli ordinari impiegati delle Poste)?

Chi oggi critica Maradona uomo, non solo non ha capito niente di lui, non lo conosce, non solo assurge a giudizi che rimangono di Dio (per chi ci crede) e delle sue figlie soltanto, e di nessun altro, ma commette innanzitutto un errore marchiano: critica chi, nella sua imperfezione, è entrato nell’anima di milioni di persone. Mentre voi, altrettanto imperfetti, non siete e non sarete mai nessuno.

Autore dell'articolo: Alessandro Vizzino

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