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Propagandocene, l’era geologica della pubblicità

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Già l’era geologica che stiamo vivendo viene chiamata “Antropocene” per l’enormità delle attività umane che stanno modificando (in senso negativo s’intende) i processi geologici, politici, territoriali, climatici e strutturali dell’intero Pianeta Terra. Ora a questo sfacelo dobbiamo aggiungere le guerre in ogni parte del mondo e la totale dipendenza di qualsivoglia di queste attività dalla cosiddetta “pubblicità“. Potremmo dunque adoperare altre due nomenclature più specifiche all’interno della definizione di Antropocene: “Bellicocene“, includendo in essa oltre alle classiche guerre anche la spesso fatua e grottesca conflittualità competitiva fra esseri umani (citata perfino da Papa Francesco), e “Propagandocene“, in quanto l’unico mezzo che sembra essere diventato “essenziale” per poter gestire “al meglio” il mondo del lavoro, del business, del potere politico, dell’informazione e perfino del divertimento, è la “pubblicità“.

Delle guerre non parliamo, ne siamo tanto disgustati e turbati da non voler prendere neanche l’argomento; della stupidissima competitività fra megalomani esaltati, falliti rampanti, e fanatici lavoratori in carriera ne abbiamo già parlato abbondantemente nei precedenti articoli di questo blog. Prendiamo piuttosto in considerazione la onnipresente pubblicità.

Ce la ritroviamo ovunque, comminata agli utenti dagli “operatori” del settore in tutti i modi possibili:

  • per via postale, tramite milioni di email che quotidianamente invadono i server di tutto il mondo, ma anche tramite miliardi di inutili volantini che finiscono subito nella spazzatura transitando prima quotidianamente dalle cassette postali;
  • per via televisiva, durante i film, le fiction, i talk show, i reality, i programmi d’intrattenimento e perfino all’interno dei telegiornali, magari cammuffata da servizi giornalistici;
  • per via streaming, nelle piattaforme web d’intrattenimento che ora si fanno pure pagare a parte per non fartela vedere, sapendo benissimo che ormai non la sopporta più nessuno (dove sta dunque l’utilità di diffonderla in questo modo persecutorio?);
  • per via stampa on line e cartacea – i giornali, specialmente quelli web, sono diventati illeggibili e gli articoli, quando scorrono sui display sono interrotti continuamente e spesso seppelliti da insulse finestre pubblicitarie che non guarda più nessuno;
  • per via video, sui social network (YouTube in primis) specializzati in filmati pubblicati dagli utenti;
  • per via “influencer“, grazie alla troppo spesso assurda divulgazione in rete di superflui personaggi pubblici (sono pochi quelli da salvare) che, non si capisce per quali motivazioni, riescono a riscuotere consenso mediatico da milioni di altri individui dello stesso “livello intellettivo”;
  • per via informatica, tramite cellulari e computer letteralmente sommersi da spot e foto reclamistiche condite da link che in molti casi nascondono pericolose truffe, phishing, raggiri se non virus digitali.
  • per via telefonica, quella più insopportabile perché arriva a tutte le ore e nei momenti più impensati (l’ultima arrivata è la telefonata registrata che arriva dall’Albania per promuovere il “turismo dentale”).

Resta un’ultima opzione per diffondere ancora di più la pubblicità in quest’era di follia all’ultimo stadio: la possibilità della pubblicità “per via anale“. Potremo così beneficiare di “supposte pubblicitarie” che entreranno direttamente “in circolo” senza passare dal cervello che potrebbe magari rifiutare di accettarne l’acquisizione. I medici si preparino a prescriverle.

Autore dell'articolo: Iron Icman

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