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A morì, tanto morimo tutti

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Mi bardo per andare a fare la spesa. Mascherina e guanti di lattice, che il dottor Kildare, a confronto, sembra uno studente senza barba del primo anno.

Non lo faccio per timore o per ligia aderenza alle regole, sapete forse come la penso, ma per rispetto degli altri; di chi ha paura, di chi si aspetta di vedermi così.

Nel supermercato, infatti, siamo tutti bardati: le cassiere, gli altri avventori, l’agente della sicurezza che gestisce il flusso contingentato. Tutti tranne uno: il responsabile dell’esercizio, che senza maschera né guanti sbraita, ride e sputacchia a dodici centimetri di distanza da chi gli capita a tiro.

Un suo conoscente gli chiede come mai lui se ne freghi, e ottiene una risposta che mi illumina e che, per taglio filosofico, farebbe impallidire Schopenhauer: “Aò, tanto, prima o poi, a morì morimo tutti…

Ho fretta e lascio perdere, perché per una testa di cazzo così occorrerebbe un trattamento speciale. Però, se è vero che, prima o poi, “a morì morimo tutti“, mi darebbe conforto sapere che lui ci ha un po’ anticipato…

Autore dell'articolo: Alessandro Vizzino

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