Ecco cosa fare per poter mangiare una pizza senza pericoli per la salute.
In un servizio dell’ultima puntata di “Report” (rai3) intitolato opportunamente “Che pizza!”, è stato analizzato il prodotto della combustione generato all’interno dei forni utilizzati per la cottura delle tradizionali pizze italiane.
E’ stato a dir poco deprimente scoprire così che la farina bruciata, che si deposita sulla base dei forni e sulla stessa pizza (bordi e fondo) che ci viene servita al tavolo, è cancerogena come qualsiasi altro elemento derivato genericamente da qualsiasi tipo di combustione (gas di scarico dei veicoli da trasporto, incendi, cottura a fuoco dei cibi ecc. ecc.).
E già! Ogni volta che ci sediamo in pizzeria rischiamo la vita, e non solo per l’infarto che ci potrebbe colpire quando leggiamo il conto. Il fumo nero che si sviluppa nel forno è altamente tossico, la pizza stessa, che apprezziamo maggiormente se ha i contorni carbonizzati, diventa un attentato alla nostra salute proprio a causa di quella caratteristica che la rende più ricercata. Ma insomma, che dobbiamo mangiare a questo punto se anche il “mito della pizza napoletana” ci viene presentato come un “veleno” occulto?
Certamente è giusto che i media ci informino su tutto e quindi anche sui pericoli che corriamo mangiando senza conoscere a fondo le problematiche chimiche che nascono dall’alterazione dei cibi…. ma a tutto c’è un limite!
Da centinaia d’anni, sedendosi in una trattoria, l’avventore pensa solo a mangiare roba di suo gradimento, che possa quindi soddisfare il proprio palato e i propri gusti. Ma oggi la scienza analizza tutto e tutti e ci mette nelle condizioni di fare delle scelte precise responsabilizzandoci in modo quasi ossessivo.
Pensate, oggi entrando in una pizzeria qualunque il povero “italiano medio”, prima di ordinare la sua cena, dovrebbe:
1) Controllare che il forno sia stato pulito;
2) che la legna non sia stata ottenuta da bare riciclate;
3) che la mozzarella non sia diventata blu e poi sia stata dipinta di bianco;
4) che il pizzaiolo non sia cinese e quindi potrebbe servirti una “pizza taroccata”, magari di plastica;
5) che il pomodoro non provenga dalla “terra dei fuochi”;
6) che i piatti non siano stati colorati con vernici al piombo;
7) che non sia stato utilizzato grano ogm ……. ecc. ecc.
insomma, la sola idea di questi controlli preventivi farebbe passare l’appetito pure a giuliano ferrara.
Non sappiamo più cosa mangiare per essere sicuri di non avvelenarci, tanto vale affidarsi al destino …. sempre che sia “ben condito“.