La “pandemia” telefonica iniziò verso la fine del secolo scorso (1996), ma le piattaforme telefoniche erano ancora analogiche (il più diffuso era ancora il vecchio telefono a disco) e l’attività dei call center era ancora tenuta a freno, diciamo pure che restava nella sfera della “sopportabilità“.
Poi subentrò l’era del digitale e con essa la persecuzione di massa verso la popolazione italiana con l’avvento del “telemarketing selvaggio“, termine tra l’altro coniato proprio dalle istituzioni governative italiane che dovevano tenerlo sotto controllo.
L’incivile aggressività dei call center nei confronti dei poveri utenti telefonici è diventata col passare del tempo sempre più intollerabile, sostenuta com’è dai sistemi digitali, dal mercato nero dei dati sensibili (specialmente quello relativo ai numeri privati dei cellulari) e dal “molle” atteggiamento dei vari governi che nel tempo si sono alternati nel tollerare di fatto un’attività piratesca che ha prosperato grazie al ricatto (perché di questo si tratta) dei “posti di lavoro” generati da questo indegno business. Di fatto però i cosiddetti “posti di lavoro” sono in realtà occasioni di sfruttamento da parte dei titolari di call center; gli operatori telefonici infatti sono spesso sottoposti a turni disumani, a controllo spietato del lavoro giornaliero (ivi compresi i tempi per l’espletamento delle necessità corporali) e degli “affari” effettivamente giunti in porto. A tutto questo dobbiamo aggiungere che i “telefonisti” che ci chiamano a tutte le ore del giorno, e talvolta anche della notte, spesso non prestano servizio neanche in Italia, ma con la scusa della “comunità europea” ci perseguitano anche dalla Romania, dall’Albania, dalla Croazia ecc. ecc., quindi in questi casi non favoriscono neanche la diminuzione della disoccupazione nel nostro Paese, perché dunque favorire questo strazio nei confronti dei cittadini italiani?
Ma la cosa più grave sta proprio nell’attività svolta nella maggior parte dei casi dal telemarketing; nove telefonate su dieci sono finalizzate a “scippare” clienti a un’azienda per farli transitare in un’altra (dalla quale percepiscono ovviamente le relative commissioni per quello che viene chiamato “procacciamento di affari”) promettendo bollette più leggere che ovviamente si rivelano vere e proprie prese in giro, non a caso i “clienti” più bersagliati risultano essere soprattutto i più anziani che vivono soli, quindi più deboli e manipolabili, raccolti tra l’altro in appositi data base generati dall’infernale traffico del mercato nero dei dati informatici, quasi impossibile da tenere sotto controllo proprio per le falle generate dalle leggi italiane che non lo proibiscono ufficialmente e finiscono per tollerarlo (secondo voi perché le blande leggi sulla privacy permettono il merchandising dei dati sensibili con la sola acquisizione di una firma per accettazione? Basterebbe semplicemente vietarlo e basta; le firme si possono estorcere in mille modi).
Questa è la vera storia del telemarketing selvaggio dagli anni ’90 a oggi; cosa hanno fatto negli anni i vari governi italiani per limitarlo? Nei primi anni di questo secolo hanno creato un pubblico registro chiamato “PUBBLICO REGISTRO DELLE OPPOSIZIONI” al quale chi vi scrive si è subito registrato. L’iniziativa istituzionale però naufragò miseramente e le telefonate continuarono ad arrivare “a tempesta” senza alcuna soluzione di continuità anche al sottoscritto.
A distanza di oltre dieci anni il governo attuale riprova a limitare la peste commerciale del telemarketing selvaggio, secondo voi in che modo? Riproponendo quel fallimentare “PUBBLICO REGISTRO DELLE OPPOSIZIONI” tanto inutile a suo tempo e tanto assurdo da riesumare; che senso ha infatti (a parte il precedente esito negativo) costringere praticamente tutti i cittadini italiani a registrarsi in un albo per non essere perseguitati quando basterebbe chiedere la registrazione ai pochi che invece amano essere importunati telefonicamente, non pensate che funzionerebbe meglio questa limitazione?
Eppure il Ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti proprio ieri ha varato ugualmente questa riesumazione del vecchio registro delle opposizioni spiegando che la “riforma” <<semplifica le procedure che permettono ai cittadini di revocare i consensi alle chiamate promozionali o all’invio di materiale pubblicitario indesiderato, estendendone l’applicazione anche ai cellulari oltre che ai numeri telefonici fissi e alla posta cartacea>>
Giorgetti ha inoltre dichiarato: <<Sono soddisfatto perché abbiamo approvato un’altra riforma importante molto attesa dai cittadini che hanno il diritto veder tutelata la loro privacy da attività promozionali invasive. Con questo strumento si punta finalmente a regolamentare un fenomeno che è diventato inaccettabile>>
Siamo d’accordo con Giorgetti che l’estensione ai telefoni cellulari e alla posta cartacea era molto attesa dai cittadini, ma ripetiamo in coro: PERCHE’ COSTRINGERE LA GENTE A ISCRIVERSI IN UN ALBO PER VEDER RISPETTATO IL PROPRIO SACROSANTO DIRITTO ALLA PRIVACY ? SE QUALCOSA RISULTA INACCETTABILE PER LEGGE PERCHE’ NON VIETARLA E BASTA?
Certo che la chiusura di un occhio da parte governativa su certe indecenze nazionali (vedere anche i giochi d’azzardo, le lotterie, le slot machine, i video poker, le scommesse on line ecc. ecc.) deve avere una precisa ragione di esistere.