Tag: , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

Bufale, sbufale, anti-bufale e contro-bufale

Visite: 2072
bufale_contro
Alale alala! Gridavano in battaglia gli antichi Greci. Eia Eia Alalà! Urlavano i fascisti. Eccaallà! Dicono oggi a Roma. Com’era nelle previsioni, la guerra nel web fra le disinformazioni bufalare, l’informazione indipendente, la manipolazione istituzionale dell’opinione pubblica e i demistificatori (debunker a caccia di bufale) prosegue sempre più accanita.

In un articolo di Enzo Pennetta su “NexusEdizioni.it” (cliccare qui per leggerlo) rileva come internet in questi ultimi anni stia ostacolando in modi diversi l’assoluto monopolio dell’informazione detenuto da sempre dalle istituzioni pubbliche, presentandosi come il “nemico numero uno” per il potere costituito.
Si parla in particolare delle “fake news“, quelle notizie totalmente false che alterano la credibilità di quanto viene diffuso ufficialmente dai media istituzionali o quantomeno controllati dalle istituzioni.
Delle cosiddette “bufale” ne abbiamo parlato recentemente anche noi nel tentativo (purtroppo non sempre riusciamo nel nostro intento di aprire gli occhi alla gente) di chiarire che non bisogna mai credere al primo colpo alle notizie che vengono diffuse in rete, specialmente a quelle rilevate su Facebook, ma neanche occorre additarle subito come “bestialità” volte a coinvolgere emotivamente l’attenzione degli utenti dei social. E’ necessario capire prima di tutto quale sia l’effettiva fonte dell’informazione, valutarne l’attendibilità e poi accettare la notizia sempre con il beneficio del dubbio, potremo essere certi della reale consistenza di quanto abbiamo letto solo nei giorni successivi, perché, bufala o no, la verità in gran parte viene sempre a galla, a meno che non si tratti della solita robaccia istituzionale tenuta segreta ai più per gestire “al meglio” il potere.
Ma le “bufale” più pericolose non sono certo quelle di natura pseudo-scientifica, paranormale o complottistica (scie chimiche, ufo, apparizioni mistiche ecc.), in questi casi si tratta di effettivi dubbi, generati da chi osserva la realtà in modo più analitico degli altri, che vengono però amplificati e utilizzati come fondamento di veri e propri “castelli in aria” costruiti per il protagonismo o il business commerciale di pochi operatori farlocchi. Certo gli ingenui ci cascano facilmente, ma chi è più avvezzo alle fandonie della rete, e ormai cominciano a essere in tanti, capisce subito come catalogare e archiviare queste notizie nella propria “libreria della conoscenza” e si fa delle grasse risate in merito.
Le “fake da guerra psicologica” sono piuttosto quelle notizie collegate alla “macchina del fango”: dichiarazioni pubbliche mai esternate, pensieri di personaggi pubblici captati nell’etere da politici arrivisti o pseudo-giornalisti da strapazzo, voci di corridoio appositamente alterate per colpire una ben precisa personalità istituzionale, e così via. Calunnie truccate da verità occulte, bufale in abito da sera per manipolare l’opinione pubblica, quindi strumentali alla gestione del potere o a possibili business commerciali sulla rete (pubblicità).

Alessandro Benigni, docente di ruolo di Filosofia e Psicologia sostiene: “Se avete l’illusione di potervi esprimere liberamente, sappiatelo: questa illusione è funzionale ad un guadagno, ad un’operazione commerciale. Quindi politica, quindi di potere. Potere che viene esercitato contro di noi da chi, astutamente, resta dietro le quinte dell’intero processo di formazione del pensiero e del consenso. Perché a questo, serve Facebook”.

Poi sul sito “Berlicche” si legge: “Bene, abbiamo internet. Lo sapete qual è il guaio di internet? Che una fetta enorme di contenuti passa attraverso le mani di pochi. Pensateci un attimo: siete davvero convinti che chi ha il potere possa permettere che le chiavi dell’informazione siano fuori dal suo controllo? — I sistemi operativi, quelli che fanno funzionare il vostro computer, sono in mano ad un paio di persone. Cercate un sito, una notizia su internet? Anche qui è dominio di un paio di persone. Avete un account sui social? Chi credete che li possegga? Esatto, un paio di persone. In parecchi casi, le stesse persone. Probabilmente, se non sei un addetto ai lavori, non ti rendi conto di quanto sia fragile la libertà della rete. — Quel potere di cui dicevo si è accorto che le stava sparando troppo grosse, e molta gente non ci credeva più. Le persone avevano cominciato a rivolgersi ad altri canali, non controllati. Così sta correndo ai ripari. C’è una guerra civile in corso, e si combatte nell’informazione. O meglio nella disinformazione, che oggi ha raggiunto livelli parossistici proprio nei media ufficiali. — Primo, convincere che in rete girano un sacco di balle. Secondo, che occorre fare qualcosa! E quindi incaricare “qualcuno” di individuare ed eliminare chi propaga notizie false.

Il “diavoletto” Berlicche dunque insinua (e questa potrebbe essere una bufala o una contro-bufala istituzionale) che la eccessiva presenza di notizie false potrebbe essere stata perfino favorita (se non generata) dalle stesse istituzioni per colpire i social e l’intera internet privando, così la rete di quell’autonomia e libertà d’informazione che tanto sta danneggiando il controllo governativo dell’opinione pubblica. Bufale dunque finalizzate a “imbufalire” la libertà di pensiero del web.

Forse sarà anche una cattiveria, sta di fatto che la Boldrini ha selezionato quattro personaggi: Paolo Attivissimo, Walter Quattrociocchi, David Puente e Michelangelo Coltelli che  prossimamente potrebbero essere incaricati ufficialmente dal governo di “filtrare” dalla rete i siti diffusori di fake.

Magari l’intento statale è anche sensato (perché le bufale, da qualsiasi parte provengano, hanno proprio rotto le scatole), ma il potere che delega potere sinceramente mi spaventa un po’.

A parte i quattro cognomi (che sinceramente mi sembrano “apocalittici”), non sembra di trovarsi di fronte a gente impreparata: il giornalista informatico Attivissimo, per esempio, risulta tale (attivissimo) proprio nel settore delle inchieste su bufale e teorie del complotto. Insieme a Puente ha scoperto, per esempio, che:  “molti siti di bufale condividono gli stessi codici e account per mostrare le pubblicità di Google e altri fornitori, che sono la loro principale fonte di ricavo, e creano network con vari account per diffondere più facilmente i loro articoli, sensazionalistici e quasi sempre inventati, e che una di queste reti fa capo a una società con sede a Sofia, in Bulgaria, registrata a nome di un imprenditore italiano. “Liberogiornale.com“, per esempio, fa parte di una galassia di siti bufalari che spesso storpiano in modo ingannevole i nomi di testate giornalistiche molto note, come “Ilfattoquotidaino.com” (non è un refuso: è proprio quotidaino), “News24tg.com” o “Gazzettadellasera.com“. L’intento sembra piuttosto evidente: ingannare i lettori facendo credere che le notizie pubblicate provengano da testate autorevoli e incassare grazie al traffico pubblicitario derivante dalla frenetica condivisione“.

Insomma dobbiamo aprirci sempre più gli occhi e far funzionare al meglio le nostre capacità ricettive, ciò che ci viene presentato come verità assoluta non è quasi mai tale; i media nazionali sono tutti controllati dal sistema di potere che tende a manipolare l’opinione pubblica a proprio uso e consumo, nel web abbondano siti con testate simili a quelle più conosciute che diffondono notizie false per ricavarne introiti pubblicitari, i social traggono in inganno moltissimi utenti permettendo la condivisione di falsità, il debunking nel tentativo di cacciare le bufale potrebbe colpire anche onesti operatori della libera informazione e chi grida “alla bufala, alla bufala!”, come nella celebre storiella di “Al lupo, al lupo!”, potrebbe finire col digerire scempiaggini a centinaia rischiando di non credere più alla più evidente delle verità.

Siamo proprio messi bene nell’era dell’iper-informazione!

Autore dell'articolo: Sergio Figuccia

Lascia un commento