La generazione Z è la generazione dei ragazzi nati nel periodo compreso fra la metà degli anni ’90 del secolo scorso e il 2010.
Sono giovani che, nella maggior parte dei casi, hanno trovato nelle nuove tecnologie e nella gestione di internet e dei social un loro specifico ruolo e, in tanti casi, perfino un lavoro.
Tutto bene dunque, ma a me non sembra proprio così. Non vorrei risultare menagramo nel far notare che purtroppo tutto ciò che gira intorno alle nuove tecnologie e al web in generale rappresenta la peggiore forma di schizofrenia sociale che l’umanità abbia mai patito nella sua storia plurimillenaria.
Lasciamo da parte le aberrazioni derivanti dalla smania di protagonismo che ha infettato giovani e vecchi nelle comunità digitali dei social, dove ormai tutti si ritengono giornalisti, influencer, artisti, comunicatori, intrattenitori e magari perfino superdotati leader dei loro striminziti gruppetti di follower, ma la cosa più devastante in questo mondo di pazzi che ci è stato donato dal cosiddetto progresso tecnologico è l’instabilità.
Tutto risulta effimero e incostante, dagli aggiornamenti (ormai praticamente GIORNALIERI) di app, software, sistemi operativi ecc., ai post degli utenti che già il giorno successivo alla pubblicazione scompaiono tristemente in quel rullo tritatutto creato cinicamente dai gestori dei social; dalla tempesta di consigli per gli acquisti (e spesso anche di truffe collegate), che ha distrutto forse per sempre la serena consultazione delle pubblicazioni on line, al continuo transito di trombe d’aria in ambito di leggi comunitarie e paletti per utenti e gestori del web, sottoposti senza alcuna soluzione di continuità a modifiche e regole che prima o poi faranno perdere il senno a chi è costretto, per lavoro o per frenesia passionale, a conviverci.
E’ vero che i cambiamenti sono dovuti ANCHE alle incessanti truffe on line, alle quali le istituzioni di controllo non sono assolutamente capaci di mettere un freno, è anche vero che la mole giornaliera di pubblicazioni sui server è mostruosamente abnorme e quindi molto difficile da gestire, è pure accertato che occorre creare incessantemente uno scudo protettivo contro gli attacchi degli hacker, ma credete davvero che questa continua variabilità sarà favorevole alla vivibilità sociale dei giovani della generazione Z, che poi sono i nostri figli? Anche se questa informatizzazione globale ha creato nuove figure professionali, pensate davvero che i giovani di oggi possano mantenere con stabilità ruoli specifici e duraturi in un mondo del lavoro così insicuro e imprevedibile?
Tutto cambia nel giro di sole ventiquattro ore:
- ti trovi funzionalità aggiuntive nel tuo cellulare spesso inutili, confusionarie, rutilanti e mai richieste dagli utenti che però attirano l’attenzione dei consumatori, ormai rincretiniti dalla tecnologia invasiva, fungendo spesso da “cavalli di Troia” per i truffatori che rubano on line;
- l’operatività dei servizi in rete viene modificata facendo impazzire gli utenti, soprattutto quelli più anziani;
- spesso, e senza un plausibile motivo, vengono spostati o rinominati i tasti delle funzioni sui cellulari, magari rendendoli anche invisibili a una prima occhiata sul display in quanto nascosti dentro altri tasti multifunzionali secondo la moda del minimalismo grafico;
- vengono lanciati aggiornamenti a tempesta su tutte le applicazioni disponibili sull’intero sistema digitale e sulle maggiori piattaforme operative;
- sempre nuove pubblicità, proposte in infiniti modi diversi, interagiscono sulle pagine web, soprattutto sui telefonini, con i contenuti reali pubblicati che finiscono per diventare perfino superflui rispetto alla mastodontica quantità dei consigli propagandistici;
- nel mondo vengono pubblicati oltre 600 siti al giorno di intelligenza artificiale che in pratica andrà a sostituire velocemente tutte quelle figure professionali che sono sorte come funghi negli anni passati;
- per darsi aiuto in qualche modo i programmatori e in genere i lavoratori di internet, accomunati inesorabilmente in rete agli spocchiosi ciarlatani dilettanti sempre in cerca di visibilità e business fasulli, generano corsi e tutorial di addestramento informatico a pagamento che finiscono col confondere le già confuse idee di utenti che poi finiscono con l’abbandonare in massa, e quasi subito, queste attività scolastiche sul web spesso inutili e improduttive.
Insomma credete davvero in un roseo futuro digitale per la generazione Z e quelle successive in uno scenario tanto schizofrenico, ipervariabile e mostruosamente competitivo? Più facile credere all’esistenza di Babbo Natale o di esemplari di balene volanti … ormai l’estinzione è più plausibile dell’esistenza.