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Quando la pubblicità non ci rovinava la vita

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Ebbene sì, sono un nostalgico. Ho nostalgia del tempo in cui i “consigli per gli acquisti“, come il compianto Maurizio Costanzo chiamava la pubblicità in tv, era esclusivamente concentrata in uno spazio televisivo di appena 10 minuti.

Era il 1957 e nasceva “Carosello“, un brevissimo (ed era questo il vero colpo di genio) programma nazionale sull’unico canale televisivo di allora della durata complessiva di 10 minuti; appena quattro spot pubblicitari che costava agli inserzionisti un milione e cinquecentomila lire per ogni réclame, come si usava chiamare in quel tempo un passaggio pubblicitario sul piccolo schermo. Cliccando qui potrete accedere alla pagina web della RAI che ne ricorda la nascita. Carosello divenne ben presto un momento di grande aggregazione per tutti gli italiani fino al coinvolgimento di ben 19 milioni di telespettatori su meno di 50 milioni di abitanti totali nel nostro Paese (dato Istat relativo al 1957). 

Oggi tutto è cambiato, paradossalmente si potrebbe dire che i tempi televisivi dedicati ai veri programmi e alla pubblicità si siano praticamente invertiti, soprattutto su certe reti private che arrivano a coprire i propri palinsesti con il 90% di pubblicità e un misero 10% di inutilità ivi comprese le proiezioni di film datati e trasmessi centinaia di volte in tv.

Ma oggi la cancerogena invasività della réclame si riscontra dovunque. Ogni nostro respiro, ogni nostra vitale attività viene scandita dalla MALEDETTA pubblicità:

  • ti alzi dal letto accendi la radio … e ti tempestano con gli slogan fra un giornale radio e l’altro;
  • vai a lavorare e trovi la cassetta della posta sommersa da inutili volantini dei centri commerciali;
  • provi a leggere sul cellulare o sul tablet un giornale on line e ti risulta impossibile perché i testi degli articoli sono frammentati da decine di spot pubblicitari che ti fanno passare la voglia di informarti su internet;
  • tenti di sentire le notizie in tv e ti massacrano le meningi con le telepromozioni all’interno dei telegiornali (almeno nelle tv private, la RAI lo fa prima e dopo i TG ma con tempi molto più lunghi);
  • vorresti vedere la tua partita di calcio, sempre che i diritti televisivi del cazzo te lo consentano, e ti ritrovi immerso nella melma dei superspot, della pubblicità flash, dei minibreak, anche se paghi l’abbonamento per vedere quelle pallonate in tv;
  • finisci di pranzare e vorresti fare un pisolino e t’arrivano le DANNATE telefonate con la pubblicità registrata sia sulla linea fissa sia al cellulare, nonostante ti sei iscritto dieci volte al registro delle pubbliche opposizioni (strumento di PUBBLICA INUTILITA’) per sfuggire al telemarketing;
  • scarichi un’applicazione sul cellulare e scopri che, essendo gratuita, prevede l’assorbimento da parte dell’utente di decine di passaggi pubblcitari che spesso inficiano il funzionamento dalla stessa app;
  • vorresti vedere un film a casa tua senza telepromozioni e certe piattaforme web ti propongono la cancellazione delle pubblicità ma solo pagando a parte per questo splendido servizio;
  • vai al cinema nelle ore serali, e prima, durante e dopo la proiezione devi sorbirti per forza di cose gli spot promozionali dei locali di ristorazione che a quell’ora di cena ti fanno venire voglia di addentare perfino la poltroncina sulla quale sei seduto;
  • ecc. ecc. ecc.

E poi ti rendi pure conto di quanto inutili, se non perfino dannose, risultino le tue reazioni a questo assalto della pubblicità nel tuo spazio vitale:

  • i volantini che trovi nella cassetta della posta, una volta buttati nel cassonetto dell’immondizia, spinti dal vento, ti ritornano indietro o ricoprono la strada dinanzi casa tua;
  • quando arrivano gli spot pubblicitari in tv cambi canale televisivo col telecomando (come consigliano i soliti cretini sui social quando ti permetti di criticare la tv spazzatura) e incorri nelle pubblicità delle altre reti;
  • se durante la lettura di un articolo sul cellulare, per cancellare una finestra con la videopromozione, sbagli il millimetro quadrato dove appoggiare il dito sul touchscreen, ti ritrovi iscritto in una chat pornografica o in un sito di investimenti in criptovalute;
  • se pensi di evitare il telemarketing non rispondendo alle chiamate di utenti sconosciuti sulla tua rubrica o azzerando la suoneria, ti ritrovi ad aver mandato a quel paese proprio la chiamata che aspettavi da anni per lo sgravio della sanzione all’Agenzia delle Entrate o quella dei Vigili del Fuoco che volevano avvertirti del piccolo incendio scoppiato a casa tua mentre sei ancora in ufficio. A quel punto riattivi la suoneria e subito ti arriva la telefonata del call center che si spaccia per operatore dell’Enel e ti propone un cambio di fornitura energetica.

Insomma DI PUBBLICITA’ NON SE NE PUO’ PIU’, ormai ci ha rovinato la vita.

Poi sorge spontanea anche la domanda: Ma che senso ha investire tanti soldi in promozioni tanto detestate e sconfessate? Tutta la gente ormai si è assuefatta a questa persecuzione e non ha più alcuna capacità ricettiva della validità del prodotto, anche se assiste alla promozione, ascolta l’audio, guarda il video, legge il volantino, senza però recepire alcunché … quando riusciranno a capire questo le grandi menti che dirigono le aziende, ivi comprese quelle che generano la pubblicità? 

 

Autore dell'articolo: Santokenonsuda

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