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Insopportabile il TG1 di Monica Maggioni

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La Rai aveva fatto un passo avanti qualche tempo fa cambiando l’ansiogena e angosciante sigla musicale del TG1 che già dalle prime note (sempre che di note musicali si potesse parlare per quell’oppressivo brano sonoro) sembrava rievocare drammi sociali, tragedie, morti e catastrofi. Un TG deve dare notizia degli eventi del giorno senza terrorizzare la popolazione enfatizzando la cronaca, già di per sé troppo spesso tristissima, con immagini appositamente scelte fra le più strazianti possibili “condite” pure da suoni e commenti teatrali pomposamente lacrimevoli, certamente più consoni alla drammaturgia classica o alla retorica teatrale che non a un format giornalistico televisivo.

Ma come ormai è universalmente risaputo, l’etica, la correttezza professionale, il rispetto nei riguardi di chi deve sopportare per forza di cose, sono tutti valori “superati” (tanto per utilizzare una parola adottata da tanti politici di oggi) perché conta esclusivamente l’imposizione dello sbigottimento mediatico a qualsiasi costo, ovviamente finalizzato agli indici di ascolto; sì, perché chi gestisce l’informazione pubblica (peraltro pagata da noi tramite uno osceno canone imposto dal “genio renziano” con addebito sulla bolletta dell’energia elettrica) si è fatto convinto che più drammatica risulta l’esposizione dei fatti più la gente si “attacca” al televisore … ma in realtà NON E’ ASSOLUTAMENTE COSI’.

I telespettatori, specialmente quelli più anziani, non reggono il carico emotivo conferito con violenza (perché anche questa è violenza) dal mezzo televisivo, specialmente durante un programma giornalistico dal quale si aspettano ben altro, quindi girano lo sguardo e il proprio interesse altrove o fanno zapping; i giovani già da tempo non sono più interessati alla tv (seguono Netflix, Amazon Prime, i social ecc. ecc.) figuriamoci se accettano di assistere all’esposizione di queste iperboliche teatralità, peraltro fini a sé stesse perché già nulla può rendere meglio la drammaticità di certi eventi che non la cruda narrazione dei fatti in presenza di morti o di catastrofi ambientali, tutto il resto è noia” avrebbe detto l’indimenticato Califano … tutto il resto è inutile amplificazione delle sciagure, iniqua spettacolarizzazione della morte. D’altra parte i programmi di approfondimento al di fuori dei tg sono già presenti in abbondanza nei palinsesti televisivi, sono queste trasmissioni “di settore” a essere delegate a narrare i dettagli degli eventi di cronaca nera, perché dunque elaborare i telegiornali come fossero opere di Shakespeare o di Samuel Beckett. Quindi se giovani e vecchi, che costituiscono la maggioranza assolta della popolazione italiana, non guardano più i telegiornali, come fa la Rai a “vantare” altissimi indici d’ascolto se non alterando i “vaticini” dell’Auditel, società quest’ultima che la Rai stessa possiede al 33%?

Se ne deduce che gli ascolti del TG1, ora diretto da Monica Maggioni, nonostante i dati statistici bizzarramente favorevoli, stanno nella realtà precipitando, e molto probabilmente proprio per le “scelte” ossessivamente tormentose della Maggioni.

Perché non tornare dunque ai tg di una volta senza quelle insulse e costosissime “dirette degli inviati speciali” per presentare servizi registrati in precedenza da altri reporter o quelle strazianti storie giornaliere di famiglie coinvolte nelle guerre, magari accuratamente edulcorate da pseudo-giornalisti per spettacolarizzare al massimo quelle scarne notizie che riescono a raccogliere nelle zone belliche?

Forse diminuendo la tensione che si accumula dietro lo schermo televisivo durante la trasmissione dei TG1 di Monica Maggioni la Rai potrà riacquistare l’interesse di gran parte dei telespettatori che attualmente preferiscono seguire i tg di altre reti (Sky, Mediaset, La7, web-notiziari ecc.) o dirottare sulle serie televisive diffuse dalle pay-tv dove almeno l’orrore è solo fiction.

Autore dell'articolo: Sergio Figuccia

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