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La notizia terribile di un SUV Lamborghini. con all’interno 4 youtuber, che si abbatte su una Smart provocando la morte di un bambino, suscita molte possibili riflessioni.
Si trattava di una “challenge”, una sorta di sfida estrema che consisteva nel guidare per 50 ore per le strade di Roma, possibilmente ad alta velocità, trasmettendo le immagini della performance sul loro canale Youtube “Theborderline” (almeno un barlume di consapevolezza…).
Il canale raccoglie centinaia di migliaia di follower, così come i relativi account su Instagram e Tik-Tok, generando enormi profitti pubblicitari.
Il gruppo non era quindi nuovo a spettacolini di questo genere, basati su prove insolite e insulse ma evidentemente in grado di catturare l’attenzione e le emozioni di folte schiere di adolescenti.
Ovvio che i ragazzi non possano sempre fare cose intelligenti, utili e interessanti, e che abbiano tutto il diritto di trascorrere il loro tempo libero in scempiaggini, se questo li diverte (non lo fanno anche gli adulti?), ma la sensazione molto precisa è che il web e i social abbiano fortemente accentuato e generalizzato l’attrazione per il nulla, adeguatamente spettacolarizzato, riempiendo la rete di una quantità inverosimile di spazzatura: scenette, situazioni, siparietti e sfide insulse, nelle quali non è facile individuare il confine tra banalità, idiozia, demenzialità o, come nel caso in discussione, criminalità.
Ma evidentemente tutta questa infinita congerie di balordaggini riesce ad incuriosire i giovani, ad emozionarli e a fidelizzarli. Col risultato di modulare al ribasso i gusti, le tendenze e la sensibilità delle nuove generazioni, di imporre standard di appetibilità spettacolare che oscillano tra la stupidità e il grottesco, di diseducare a un corretto rapporto col reale, di offuscare il concetto di limite e la sua percezione. Come l’uso di sostanze – dall’alcol e dalla cannabis in su – siano funzionali a queste modalità regressive credo che risulti chiaro.
Non so se riusciremo a trovare rimedi o soluzioni e, ammesso che ci siano, non sono né facili, né scontate. Credo però che tutto questo dimostri con forte evidenza come il problema della educazione alla vita e alla realtà sia oggi drammaticamente centrale e non rinviabile. E che forse, continuando ad aumentare il nostro grado di tolleranza, compiacenza, accondiscendenza nei confronti dei ragazzi, li rendiamo ancora più fragili, moralmente confusi, affettivamente piatti, cognitivamente amorfi, irrisolti e incompiuti nei confronti delle sfide reali dell’esistenza.
E vale la pena di ricordare – dato che in questi giorni un grande e potente seduttore è stato celebrato come un Padre della patria – che l’educazione, a differenza della seduzione, si basa sul rispetto dell’altro, sulla indicazione chiara e netta di prospettive di senso e principi di valore, richiede autorevolezza, capacità di fornire buoni modelli ed esempi elevati e ispiranti, e di suscitare, anche attraverso il registro cognitivo (curiosità e interesse) e quello emotivo (passione) un desiderio di sviluppo e di accrescimento di capacità, qualità e competenze spendibili per il proprio e l’altrui benessere.